I 205 senza documenti ne'soldi; Tripoli chiude centri immigrati
ROMA - Sono liberi i 205 profughi eritrei detenuti da 16 giorni nel carcere di Braq in Libia, ma per ora non sanno che farsene della liberta' concessa da Tripoli: senza documenti ne' soldi, cibo ne' acqua, non sanno dove dormire e sono bloccati nel cuore del deserto a Sebha, 800 chilometri da Tripoli, dove le autorita' libiche li hanno scaricati dopo la liberazione che considerano una 'farsa'. ''Giriamo per le strade come cani abbandonati'', ha raccontato uno di loro. E intanto la Libia annuncia di aver chiuso i centri di accoglienza per immigrati, mandando via tutti i detenuti. ''Nessuno ci ha detto nulla e nessuno ci ha offerto un rifugio o un aiuto. Non abbiamo soldi. Non sappiamo cosa fare. Abbiamo anche chiesto di poter dormire in una prigione ma ci hanno detto no e ci hanno lasciato per strada. Siamo lasciati soli e nessuno si interessa di noi'', ha raccontato uno dei profughi. Secondo quanto ha raccontato un altro degl eritri che e' riuscito a contattare un parente in Italia, alcuni di loro erano riusciti a nascondere pochi spiccioli nella prigione, e con quelli hanno mandato tre di loro a Tripoli a cercare una via d'uscita alla situazione in cui si trovano. Al momento si troverebbero in viaggio. Alcuni profughi hanno riferito anche di maltrattamenti subiti nei luoghi di detenzione. Altri di trovarsi in quelle condizioni dopo il respingimento in mare dall'Italia, a pochi chilometri da Lampedusa. Per la Libia, ''non esiste un caso eritrei'', secondo quanto ha detto all'ANSA l'ambasciatore libico in Italia, Hafed Gaddur. ''Da ieri non ci sono piu' in Libia centri di accoglienza per immigrati e tutti coloro che vi erano ospitati sono liberi, avranno documenti temporanei di riconoscimento e potranno reinserirsi nel tessuto sociale trovando lavoro e alloggio'', ha detto Gaddur, che ha definito ''propaganda'' le notizie secondo cui centinaia di profughi eritrei erano trattenuti in pesanti condizioni di detenzione. La Libia, ha spiegato, ha deciso che ''non si fara' piu' carico di dar da mangiare e da dormire gratis'' a migliaia di persone come ha fatto finora perche' ''per noi sono un peso''. Da parte sua la Farnesina ha espresso ''apprezzamento per il gesto positivo di disponibilita' delle autorita' libiche'', ha fatto sapere il portavoce Maurizio Massari, auspicando che ''le persone liberate possano trovare in Libia adeguate opportunita' di lavoro e vita''. Ma per il senatore radicale Marco Perduca, ''non sorprende la solita dimissione di responsabilita' dell'Italia ogni qual volta si presenti la necessita' di rispettare gli obblighi derivanti dall'aver ratificato la convenzione sui rifugiati''. Soddisfazione per l'epilogo della vicenda eritrei da parte del Consiglio Italiano per i Rifugiati (Cir): ''Siamo contenti perche' non era piu' possibile che continuassero a vivere nelle condizioni di detenzione cui erano costretti e perche' e' stato evitato il loro rimpatrio forzato in Eritrea'', si legge in una nota. (ANSA).
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